Sono circa 170 i ragazzi tra i 18 e i 25 anni impiegati nel programma di scambio/ lavoro a Disneyworld in Florida rimasti “bloccati” ad Orlando. I dipendenti fanno parte di un’azienda associata che impiega circa 300 italiani prestando servizio per Disneyworld all'interno di ristoranti e chioschi del complesso (in particolare nel parco di Epcot).
L'INIZIO DEI PROBLEMI
A seguito dello scoppio della pandemia di coronavirus i parchi divertimento Disney hanno chiuso sia in California che in Florida permettendo ai lavoratori di rimanere nei propri alloggi fino a quando la situazione non fosse stata più chiara. A metà marzo risultava già difficoltoso rientrare in Italia a causa dell’iniziale caos dovuto al blocco di alcune tratte, ma i lavoratori più avveduti sono riusciti a triangolare su diverse capitali d’Europa per riuscire a raggiungere l’Italia. Molti altri, però, hanno deciso di restare negli alloggi affittati da Disney nell’attesa di capire se fosse possibile ricominciare a lavorare.
RIENTRARE PRIMA? NON CONTEMPLATO DA SUBITO
La Disney, a inizio aprile, ha prolungato fino a data da destinarsi la chiusura dei parchi e questo ha messo in crisi i quasi 200 giovani ancora in Florida. I referenti del parco hanno informato in questi giorni i lavoratori che dovranno lasciare gli appartamenti il 17 aprile e hanno chiesto loro i piani volo di rientro. “L’idea di rientrare prima non ci sfiorava perché qui abbiamo un luogo dove trascorrere la quarantena (gli alloggi Disney NDR) e inoltre eravamo rassicurati di continuo dall’azienda per cui lavoriamo (la Patina Group NDR)” afferma uno dei giovani, ventenne, di Roma. Il consolato italiano a Miami è informato della situazione ma, per ora, non sembra che sia attiva alcuna linea di rientro da parte dello stato italiano.
GLI AVVISI DELLA FARNESINA
La Farnesina, d’altro canto, aveva informato alcuni lavoratori che s’erano interessati a marzo, di rientrare il prima possibile perché i voli con Alitalia sarebbero stati garantiti da Orlando e New York con destinazione Roma per un periodo presumibilmente limitato. Insomma, circa un mese fa una parte dei 300 lavoratori decideva di rimpatriare mentre una seconda sceglieva di rimanere. La Disney, ora, avrebbe deciso di liberare gli alloggi per questioni di sicurezza e perché non sarebbe pensabile una riapertura a breve dei parchi. Patina Group avrebbe inizialmente atteso che la situazione migliorasse rassicurando i propri dipendenti italiani impiegati in Florida e avrebbe infine – in queste ore - caldeggiato la loro partenza. I lavoratori, dunque, si sarebbero trovati tra due fuochi: restare o rimpatriare? Quel che è certo è che, oggi, il rientro in Italia risulta di sicuro difficoltoso, ma non impossibile. Sono infatti tutt’ora prenotabili voli da New York a Roma, o, in alternativa, da Miami a Londra e di lì a Roma.
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