FORUM DEI PARCHI
TheParks.it nasce il 10 Dicembre 2002 grazie all'iniziativa di un gruppo di appassionati di parchi divertimento.
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Il
funzionamento di una montagna russa, o roller coaster, è
incredibilmente semplice: i carrelli dei treni sono ancorati
alle rotaie in modo differente a seconda della tipologia
(sitting, inverted, flying…), ma l’idea è
sempre quella di disporre le ruote in modo tale che il treno
non possa in alcun caso sganciarsi dalle rotaie. Quando
tutte le condizioni di sicurezza sono verificate il treno
può lasciare la stazione ricevendo una spinta, solitamente
causata da grosse ruote dette “booster wheels”
posizionate sulle rotaie (sottolineiamo fin da ora che le
montagne russe NON hanno alcun tipo di motore unito al treno).
Poco dopo la stazione si trova il cosiddetto “lift”
o risalita: il treno viene agganciato da una lunga catena
(azionata tramite corrente elettrica) che lo porta in quello
che è il punto più alto del percorso; di qui
il treno viene lasciato scivolare lungo la grande discesa
iniziale (first drop) e comincia la corsa.
Come è già stato fatto notare un roller coaster
tradizionale è privo di motore; il movimento dei
treni è infatti dovuto unicamente all’energia
cinetica che il treno acquista in discesa, la quale a sua
volta deriva dall’energia potenziale acquisita salendo.
Per chi non avesse dimestichezza con i termini della fisica,
il concetto non è difficile: immaginiamo di avere
una superficie a U, e di posizionare una pallina su uno
dei due bordi; se lasciamo cadere la pallina, vediamo che
essa rotolerà verso il centro della U con un moto
accelerato a causa della forza di gravità; la pallina
raggiunge la velocità massima nel punto più
basso, e con l’energia cinetica acquisita è
teoricamente in grado di affrontare il tratto in risalita,
rallentando, fino a raggiungere il bordo opposto (in realtà
questo non accade perché le forze d’attrito
tendono a frenare il moto, dunque la pallina non riesce
a raggiungere la stessa altezza da cui è partita
ma si ferma un po’ più in basso). Questo esperimento
serve a chiarire il concetto di energia potenziale, ossia
quell’energia che viene conferita alla pallina collocandola
ad una certa altezza e che può “potenzialmente”
trasformarsi in energia cinetica (ossia di movimento) se
la si fa rotolare giù; nel punto più basso,
l’energia potenziale è nulla mentre quella
cinetica è massima.
Lo stesso principio fa muovere i carrelli delle montagne
russe: l’energia potenziale è massima quando
il treno si trova in cima al lift, e si converte in energia
cinetica lungo la discesa iniziale. Quando poi il treno,
lungo il percorso, affronta tratti in salita (come ad esempio
per entrare in un loop o giro della morte), perde parte
della sua energia cinetica che si riconverte in potenziale,
e infatti lo vediamo rallentare; se non ci fossero forze
d’attrito il treno sarebbe in grado di tornare fino
ad un’altezza pari a quella da cui è partito;
ma poiché gli attriti sono parecchi (ruote, rotaie,
aria…) il treno perde costantemente energia, dunque
per sfruttare al massimo la spinta iniziale si tende a porre
lungo il percorso le evoluzioni in ordine dalla più
alta alla più bassa, in modo tale che ciascuna permetta
al treno di affrontarla con una velocità sufficientemente
elevata (ma non troppo).
Si capisce dunque che i treni dei roller coaster sono sostanzialmente
abbandonati alla forza di gravità e vincolati solo
alle rotaie; su queste ultime, e non sui treni stessi, sono
posizionati i freni, dunque la corsa può essere fermata
solo nei punti in cui le rotaie sono predisposte a farlo
(solitamente, oltre che nella stazione, si inserisce un
tratto frenante poco prima in modo che i treni possano “accodarsi”
nel caso in cui uno tardi a partire, e nei coaster più
lunghi si inserisce anche un freno lungo il percorso per
motivi di sicurezza). Questo, se da una parte può
essere deludente per gli amanti dei motori, dall’altra
fa comprendere la vera “essenza” dei roller
coaster: veicoli che si muovono solo in virtù della
forza di gravità.
Non mancano però le eccezioni: ci sono alcuni roller
coaster nei quali la salita iniziale è sostituita
da un lungo tratto rettilineo in cui i treni sono accelerati
per mezzo di sistemi idraulici o elettromagnetici (Linear
Induction Motor); questo sistema, oltre che velocizzare
le cose (i lift tradizionali sono infatti di norma molto
lenti) è in grado di dare forti emozioni ai passeggeri;
ciononostante, gli appassionati continuano in gran parte
a preferire la classica catena di risalita, che con la sua
lentezza dà tutto il tempo necessario ad accumulare
la tensione.
Premettiamo
che, almeno nelle montagne russe tradizionali (quelle cioè
con la salita iniziale), la velocità dipende essenzialmente
dall’altezza da cui parte prima discesa; il concetto
è molto intuitivo: più si fa cadere un oggetto
dall’alto, più elevata sarà la velocità
raggiunta quando giunge a livello del suolo. In sostanza,
quindi, più il roller coaster è alto, più
è veloce (questo ovviamente non vale per quei coaster
che sono accelerati “artificialmente”).
In ogni caso, viste le scariche di adrenalina che sono in
grado di dare, spesso si è portati a credere che
macchine da urlo come le montagne russe debbano raggiungere
velocità stratosferiche, ben al di sopra di quelle
che si raggiungono con un normale mezzo di trasporto. Niente
di più errato: Top Thrill Dragster uno dei più veloci roller coaster al mondo raggiunge i 192 km/h; una velocità
notevole, certo, ma si tratta di un caso estremo. I coaster
B&M, universalmente riconosciuti come i migliori in
commercio, viaggiano su una media di 100-110 km/h (Katun
di Mirabilandia arriva a 104), mentre i prodotti Vekoma
più diffusi (gli SLC come Blue Tornado di Gardaland)
non superano gli 80 km/h; come si vede, sono tutte velocità
che possono essere tranquillamente superate (e senza infrangere
il codice stradale!) sulle autostrade.
Ma allora, se non è la velocità, cos’è
che ci fa alzare la voce sulle montagne russe? A parte la
situazione generale (starsene sospesi a 50 metri di altezza,
“precipitare” nel vuoto, essere sballottati
su e giù…), ciò che rende un roller
coaster un’esperienza fuori dal comune sono le accelerazioni
causate dalle cosiddette “forze G”.
Quando a bordo di un’automobile affrontiamo una rotatoria, notiamo che c’è come una forza che ci spinge verso destra (se non siamo in contromano!) e siamo costretti a rallentare per poter mantenere il controllo del veicolo; tale forza, detta forza centrifuga appunto perché è diretta radialmente dal centro della rotonda verso l’esterno, è in realtà un parametro fittizio che la fisica ha introdotto per spiegare lo svilupparsi di un’analoga accelerazione centrifuga (sappiamo che un’accelerazione è sempre l’effetto di una forza applicata ad un oggetto). L’accelerazione centrifuga è tanto più elevata quanto più la curva è stretta e quanto più andiamo veloci. C’è poi una forza uguale e contraria rispetto alla centrifuga, detta centripeta (appunto perché è diretta verso il centro), la quale trattiene il veicolo sulla sua traiettoria circolare impedendogli di partire in linea retta.
A bordo di un roller coaster il fenomeno è analogo,
ma poiché i treni sono vincolati alle rotaie e non
c’è il rischio che perdano il controllo (sono
infatti le rotaie a causare le forze centripete) ci si può
permettere di affrontare curve strette a velocità
molto più elevate rispetto a quanto si possa fare
con un’automobile, con un conseguente sviluppo di
notevoli forze centrifughe (denominate “forze G”);
non solo, ma le montagne russe eseguono curve, oltre che
in orizzontale, anche in verticale: in un loop (giro della
morte), ad esempio, il centro della nostra ipotetica rotonda
corrisponde al centro del loop stesso e la forza centrifuga
spinge i passeggeri non lateralmente ma contro i loro sedili.
Ci sono anche casi in cui le forze G sono in parte laterali
e in parte verticali, come ad esempio negli avvitamenti.
Poiché queste forze comprimono letteralmente i corpi
dei passeggeri e, se eccessive, possono risultare fastidiose
o addirittura dannose, è essenziale che i costruttori
di coaster le calcolino in fase di progettazione; per controllarle
possono o regolare in base alla velocità i diametri
delle curve e delle evoluzioni, oppure inclinare i binari
in certi tratti per distribuirle meglio, come nel caso delle
eliche (le “rotatorie” dei roller coaster):
se in un’elica si sviluppano eccessive forze G laterali,
se ne possono inclinare i binari verso l’interno (verso
l’esterno nel caso degli inverted) facendo in modo
che tali forze abbiano anche una componente verticale.
Ora, da dove deriva la denominazione “forze G”?
La risposta è molto semplice: il G è il valore
dell’accelerazione di gravità terrestre (9,8
m/s²), la quale determina, in base alla nostra massa,
il nostro peso (che è in effetti la forza che esercitiamo
sul suolo). Ebbene, se si utilizza il G come unità
di misura per le accelerazioni centrifughe verticali è
possibile determinare il nostro “peso apparente”
sui sedili del coaster. In altre parole, subire un’accelerazione
verticale di 2, 3, 4 G equivale a pesare 2, 3, 4 volte il
nostro peso normale. Il G viene utilizzato come unità
anche per le forze laterali, ma in questo caso è
meno significativo perché è raro che esercitiamo
il nostro peso lateralmente (accade se siamo sdraiati su
un fianco).
Quelle sopraccitate sono le forze G verticali “positive”
(che spingono verso il sedile), ma ve ne sono anche di “negative”
quando il centro della curva, invece di essere sopra la
nostra testa (come in un loop) è sotto i nostri piedi.
È quello che accade sulle hills, le “colline”
tipiche dei wooden e dei giga coaster: in questo caso le
forze G ci fanno sollevare dal sedile dando l’impressione
di essere attirati verso l’alto; una situazione molto
intensa, che gli appassionati chiamano “airtime”.
Un’ultima curiosità: risulterà ora chiaro
a tutti perché i loop non vengono costruiti perfettamente
circolari ma allungati verso l’alto. Infatti, poiché
il treno entra nel giro della morte ad una velocità
sostenuta, per limitare le forze G positive è necessario
ampliare adeguatamente il raggio del giro; ma quando il
treno affronta il primo quarto di giro, salendo perde velocità
(v. il discorso energia potenziale - energia cinetica) e
per mantenere le forze G costanti bisogna ridurre il raggio
della parte alta del loop; nel tratto in discesa invece
la velocità aumenta, dunque il discorso è
inverso e la forma della seconda metà del loop è
simmetrica alla prima. Costruire un loop circolare è
sconveniente, perché se il diametro è troppo
ridotto i G positivi sono troppo elevati, mentre se è
troppo ampio il treno rallenta eccessivamente nella parte
alta.
Nella storia dei roller coaster sono capitati differenti incidenti. Alcuni gravi altri meno gravi. In verità sono ben pochi gli incidenti gravi su un rollercoaster. E sono via via sempre più radi. Possono capitare incidenti prettamente meccanici che nemmeno coinvolgono i passeggeri. Per le occasioni in cui purtroppo vengono anche coinvolte le persone a bordo, le cause si possono individuare principalmente nelle seguenti: malfunzionamento dei freni o dei sistemi di ritenuta, oggetti estranei sulle rotaie, errata condotta da parte dei passeggeri e soprattutto cattiva manutenzione. Le ultime due sono di sicuro le più significative. E' capitato che alcune persone perissero travolte da un treno (addetti e non); ma come è facilmente intuibile in quest'ultimo caso non è tanto la "macchina" ad essere causa dell'incidente, quanto piuttosto una banale distrazione.
Per i problemi meccanici è, comunque, in generale, sufficiente una puntuale manutenzione del parco e controlli quotidiani della struttura, per ridurre il rischio a zero, o quasi (e in questo senso va detto che i parchi europei sono molto più efficienti di quelli americani).
Ma la vera pericolosità dei roller coaster sta nel fatto che essi mettono il corpo umano in condizioni estreme, fuori dall’esperienza comune, le quali possono causare danni anche irreversibili su chi è predisposto; è dunque essenziale leggere scrupolosamente le controindicazioni presenti per legge all’ingresso delle attrazioni (donne in gravidanza, persone operate di recente, persone a rischio di attacchi cardiaci…) ed eventualmente rinunciare al giro. È un pericolo, per le persone che rientrano nei casi controindicati, da non sottovalutare, e vari episodi (anche in Italia) lo hanno dimostrato.
Come
abbiamo già avuto modo di evidenziare, le montagne
russe non sono altro che carrelli lasciati liberi di correre
lungo le rotaie a cui sono vincolati, senza motori né
freni interni; pertanto un roller coaster in corsa non può
essere fermato neanche in caso di black-out. Se dovesse
mancare la corrente (il che è una cosa normale e
può capitare in casa come in un parco divertimenti)
i freni delle montagne russe vengono automaticamente alimentati
da circuiti di emergenza (il cui funzionamento è
verificato quotidianamente) affinché il treno in
corsa possa comunque essere fermato nel punto prestabilito;
diverso è il discorso per la catena di risalita,
che con un black-out smette di funzionare. La cosa non è
grave: se un treno carico dovesse fermarsi durante la salita
e la corrente tarda a ritornare, gli operatori del parco
provvederanno a sbloccare manualmente le sicure dei malcapitati
passeggeri e a farli scendere dalle apposite scale di servizio
(che affiancano sempre la salita, essendo necessarie alle
eventuali riparazioni alla catena di traino).
In tutti gli altri punti del percorso (compresi loop ed
evoluzioni varie) è pressoché impossibile
che il treno si fermi, e un evento del genere può
verificarsi solo a causa della sfortunata presenza di qualche
oggetto estraneo sulle rotaie di dimensioni tali da bloccare
la corsa, oppure a causa di qualche ruota del treno che
si incastra; sono comunque eventi rarissimi, e se temete
di restare bloccati a testa in giù potete stare tranquilli:
si devono verificare parecchie sfortunate coincidenze (come
accadde nel 1998 su Demon, a Six Flags Great America).