Coronavirus Che ne sarà del settore dei parchi divertimento?

di (Hermy),
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 Coronavirus - Che ne sarà del settore dei parchi divertimento?

Il nuovo Coronavirus, come sappiamo, sta cambiando radicalmente il nostro modo non solo di vivere ma di approcciarci al futuro sia lavorativo che riferito al tempo libero. Il settore dei parchi divertimento, del quale ci occupiamo da anni e a cui siamo indissolubilmente affezionati, come tanti altri comparti sta subendo una ricaduta che impatterà non solo sul presente ma anche sulle prossime stagioni. Oggi interpelliamo in un’analisi più approfondita su questo tema Giacomo Bellinzoni, storico membro di TheParks e studente MBA del MIP – Politecnico di Milano. Sentiremo cosa pensa su ciò che sta accadendo al settore dell’amusement globale e locale.

Che futuro ci aspetta per il settore dei parchi di divertimento?
Penso sarà un futuro diverso e, ad oggi, ancora incerto. Tuttavia, è bene sin da subito che tutti gli attori coinvolti traccino la direzione strategica proprio in questi giorni, perché è in questo periodo che si pongono le basi per il futuro del settore.

Quali saranno i maggiori rischi che il comparto amusement sarà chiamato a gestire?
In questo momento il problema maggiore è il rischio di una contrazione della domanda nel breve-medio periodo, causata soprattutto da un cambio nelle abitudini dei visitatori che potrebbero non voler più visitare luoghi affollati. C’è poi da considerare che molte persone, temendo un futuro di incertezze, potrebbero decidere di ridurre o eliminare alcune spese ritenute superflue. I parchi, dal canto loro, potrebbero dover sottostare ad una regolazione sempre più stringente, con, ad esempio, interventi volti a limitare le aggregazioni di persone. Pensiamo ad esempio alla possibilità di contingentare gli ingressi ad un massimo giornaliero. In tutti questi casi l’effetto si manifesterà sul numero di ingressi e, di riflesso, sui ricavi del parco.

Quali soluzioni ritieni sarebbero attuabili viste le premesse?
Secondo la mia esperienza sarà strategico dare priorità ad attività finalizzate a modificare la percezione dei visitatori. Largo, dunque, a politiche di prezzo, campagne marketing mirate e all’innalzamento della qualità dell’offerta. Si tratterà di riorganizzare l’azienda affinché d’ora in avanti possa offrire servizi su misura, facilmente scalabili e rivolti a milioni di persone. A mio avviso, occorrerà anche muoversi collettivamente in modo che la regolazione non sia unidirezionale, ma che venga disegnata tenuto conto degli interessi di tutto settore. Buono, in questo senso, sia l’intervento del Presidente della IAAPA (ndr International Association of Amusement Parks and Attractions), sia, calato nella nostra realtà, quello dei Parchi Permanenti Italiani.

Quali saranno i parchi che accuseranno maggiormente il colpo?
Credo che possiamo distinguere due differenti situazioni: i parchi la cui liquidità è sufficiente a coprire le esigenze di cassa solo per un numero limitato di giorni e le strutture poco flessibili in termini di qualità dell’offerta. Nel primo caso, appartenere a grandi gruppi internazionali, come ad esempio la Merlin Entertainment, può essere un vantaggio, ma non è sempre scontato che si possano drenare risorse da una divisione ad un’altra, soprattutto quando ciascuna di queste è, in maniera più o meno significativa, in sofferenza. Il successo di ogni parco, dunque, risiederà nel trovare il giusto equilibrio nel rendere variabile la struttura dei suoi costi fissi. Nel secondo caso, caratterizzato dai parchi la cui qualità dell’offerta è stata fino ad oggi un elemento irrinunciabile (parchi Disney e Universal), sarà strategico riorganizzare l’azienda affinché la flessibilità diventi uno dei vantaggi competitivi, imparando a funzionare bene anche qualora il numero di accessi si riduca in maniera significativa.

Come cambieranno gli investimenti e le novità future?
Gli investimenti e le novità del settore dipendono da tanti fattori e la risposta non può essere univoca. È probabile che per un primo periodo vedremo realizzarsi gli investimenti passati, mentre più si andrà avanti, più le novità sul mercato si ridurranno. Va tenuto presente che, al di là delle buone intenzioni di un parco, ci si scontra con criticità importanti, dalle crisi di liquidità fino al rallentamento nella gestione delle commesse da parte di tutta la filiera. La cosa quindi più probabile è che vedremo uno slittamento di qualche anno nella realizzazione delle novità progettualmente più complesse, sarà difficile vedere presto novità simili a Fly di Phantasialand o Ferrari Land di PortAventura.

È corretto sospendere gli investimenti in questo periodo?
Come in altri settori, ogni realtà aziendale ha più o meno capacità di resistere a uno shock; in questo caso la tentazione di ridurre gli investimenti futuri è certamente forte. L’insegnamento che traiamo dal passato è però che i parchi che hanno saputo reinventarsi e investire durante gli anni della crisi economica - ad esempio Europa Park in Germania - sono gli stessi che oggi dominano il mercato. Quando infatti la disponibilità a pagare dei visitatori si riduce è saggio e opportuno essere i migliori sul campo.

Come cambierà l’esperienza di visita nei prossimi mesi?
Immagino innanzitutto che cambieranno le operazioni in termini di sicurezza sanitaria. Ogni parco si dovrà attrezzare per rilevare la temperatura dei visitatori in più momenti della giornata a cui verranno affiancate sanificazioni più frequenti degli spazi comuni, disposizione di disinfettanti per le mani in diversi punti e obbligo di indossare mascherine, solo per citare alcuni esempi. In aggiunta, ogni parco, in futuro, potrebbe eseguire in autonomia i tamponi oppure richiedere certificazioni di negatività da uno dei tanti laboratori che si specializzeranno a rilasciare nulla osta per attività di aggregazione (come i concerti) o turistiche (ad esempio i viaggi oltreoceano). Da visitatori immagino ci abitueremo a prenotare l’ingresso con qualche giorno di anticipo e che i sistemi salta-coda saranno più diffusi. Ricopriranno un ruolo centrale anche i prezzi dinamici, utili a distribuire equamente i visitatori tra i diversi giorni della settimana, e non è esclusa l’apertura dei parchi in periodi invernali e/o l’estensione dell’orario di apertura giornaliero con la creazione di un listino prezzi distinti per fascia oraria in modo da contenere il numero di accessi simultanei alla struttura.

Potrebbero esserci acquisizioni dei parchi da parte di altri gruppi?
Difficile prevederlo ora. La mia impressione è che, siccome il Covid-19 colpisce indiscriminatamente tutti gli attori economici, pochi saranno in grado di avere adeguate capacità finanziarie per risollevarsi e pensare ad acquisizioni. Più verosimile potrà essere eventualmente un mutamento limitato alla composizione della compagine degli azionisti, soprattutto in ragione della futura redditività del settore.

Da appassionato, cosa provi in questo momento?
Posso solo dire che non vedo l’ora di salire di nuovo su un rollercoaster!

Ringrazio Giacomo Bellinzoni per essere intervenuto. Restate sintonizzati su TheParks.it, presto sarà disponibile l'intervista con Giuseppe Ira, presidente dell'associazione Parchi Permanenti Italiani.

[In copertina: Mirabilandia per TheParks by Matteo Agostini]

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