La prima reazione di un babbano alla frase "un miliardo di euro per Disneyland Parigi da parte della The Walt Disney Company americana" non può che essere... WHAT? Are you serious? Davvero la prima destinazione europea di parchi divertimento che ha registrato in passato la bellezza di 15 milioni di visitatori può essere in così grave dissesto finanziario da dover andare a prestito di così tanti soldi?
Dal 2012 al 2013 v'è stato un calo di 900.000 guests e di certo sono cifre da capogiro per chi non è abituato a parlare di accessi, e non è nemmeno la prima volta che il parco parigino ha bisogno di un consistente aiuto economico.
Lungi da me mettermi a fare considerazioni strettamente finanziarie, lo dico chiaro, ci capisco ben poco. Quello che capisco forse un po' meglio è l'atmosfera che si respira a Parigi e quella che si respira in America... Forse vi stupirete, forse no se siete stati ad Orlando o a Los Angeles: il parco Disney europeo non è in grado di poter competere in nessun modo con gli originari complessi Disney statunitensi.
A Parigi fa freddo, è un dato di fatto. E non parlo solo di condizioni climatiche che possono influire moltissimo sulla maggiore o minore affluenza. Intendo dire che la freddezza dei cast member rispetto alla formazione americana è epocale. Questo può essere un risultato della varietà multiculturale che caratterizza il resort europeo, la quale può essere positiva da un lato (ottima comprensione delle lingue, ambiente vivo e liquido in cui i cast member vivono e lavorano) ma ampiamente negativa se si considera la difficoltà di ottenere una formazione omogenea all'interno dei vari comparti lavorativi.
Negli Usa è tutto standardardizzaro, tutto molto compatto. Tra la California e la Florida vi sono alcune differenze nell'approccio coll'ospite che solamente una persona assidura frequentatrice Diseny può capire. Ma mettere a paragone un cast member statunitense con uno europeo è tutt'altra faccenda.
Meno interesse nei confronti della filosofia Disney, meno conoscenza del panorama Disneyiano, meno gentilezza e solerzia nel risolvere questioni pratiche. Personalmente mi è capitato di perdere degli oggetti a Disneyland Parigi. All'ufficio informativo, seppur con molto riguardo sono stata trattata con sufficienza, il che è assolutamente prevedibile in una situazione del genere: la colpa è mia loro non possono farci nulla. Ma sarebbe accaduta una cosa simile anche in America? No. Perché nei parchi originari il visitatore è un vero ospite che viene curato e accudito proprio come un bambino.
A Parigi mi è anche capitato di voler acquistare un oggetto in una giornata piuttosto affollata e sono stata abbandonata dall'inserviente dissoltosi nella folla generale che voleva fare spese pazze di gadget. Può succedere, ma questo non sarebbe probabilmente mai accaduto negli Stati Uniti.
Sono sciocchezze, piccolezze, che solamente una persona che visita svariate volte i Resort può cogliere. Sono probabilmente minuzie che non impattano in alcun modo sulle visite annue dei milioni di visitatori di Disneyland Parigi. Ma sarà veramente così?
Forse potrei rappresentare un campione di ben poco valore, ma nel giro di 4 anni ho visitato 3 volte i parchi Disney di Orlando e una volta quelli Californiani. Ho visitato due volte anche Disneyland Parigi e quest'anno ho scelto di non tornare. Ho scelto di spendere molti più soldi per viaggiare lontano negli anni precedenti, oltreoceano, e il perché si riassume in quel genere di accoglienza che non si trova in nessun altra parte del mondo e che ha contribuito a creare il mito del "Posto più felice della terra".
Avete mai notato la capacità di recitazione dei characters Californiani? E' sicuramente la vicinanza di Hollywood e delle grandi scuole attoriali. Fatto sta che a Parigi, complice la varietà multiculturale dei visitatori, gli attori non parlano quasi mai, quasi non interagiscono con gli ospiti, sono solamente delle belle statuine di cera con cui farsi delle foto d'effetto. Eccettuato il palazzo delle principesse non si è pensato ad appositi spazi per il meet'n'greet e così ho incontrato Malefica sotto il castello della Bella Addormentata attorniata da bambine urlanti senza una queue line, senza la possibilità di una minima "interaction".
E passiamo alla nota più dolente di tutte. Le attrazioni e le novità annuali. Quanto ci è voluto per Ratatouille? Troppo. Quante novità negli ultimi anni? Nel 2010 una mini-area denominata Toy Story Playland, nel 2011 il Princess Pavillion e solo quest'anno Ratatouille. E' difficile pensare ad una visita anche solo annuale in entrambi i parchi Disney se nulla cambia e nulla attira il visitatore. Certo, Disney Dreams è uno spettacolo di tutto rispetto ma da solo non può bastare per festeggiare i 20 anni del parco?
La crisi economica europea, poi, ha certamente impattato sulle vacanze delle famiglie, ma questo non spiega però il successo di altre destinazioni europee come Europa Park o PortAventura che hanno conosciuto incrementi costanti rinnovando sempre il parco attrazioni.
D'altronde a DisneyWorld i soldi si fanno non solo con le attrazioni e con gli hotel, ma anche con incredibili vendite di gadget firmati Mickey Mouse, con locali sempre stracolmi di gente nel Disney Downtown e soprattutto con ristoranti dentro i parchi esauriti sei mesi prima della visita al parco (Be our Guest).
In conclusione, non pretendo certo di trovare le cause dell'immenso problema finanziario che porta EuroDisney a chiedere in prestito così tanti soldi alla The Walt Disney Company... ma di certo le differenze ci sono. E se i parchi americani continuano imperterriti a fare il tutto esaurito (prenotare fino all'anno prossimo a Walt Disney World negli hotel ufficiali è praticamente impossibile) e a alzare progressivamente i prezzi di biglietti e merchandise forse qualcosa vorrà dire. A Parigi gli hotel compresi nel pacchetto si pagano un'inezia in confronto ai resort americani e nonostante tutto si fatica a riempirli nella off season.
Non ci resta che auspicare una manovra tale che possa risollevare il parco in tutto e per tutto, magari anche con il rilevamento totale da parte della Walt Disney Company che per ora pare essere proibito addirittura da alcune leggi francesi. Un vero peccato, perchè oltreoceano ci sanno davvero fare (e di soldi ne hanno pure molti).
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